Il Gruppo N torna a Padova: indagini sul mondo della percezione

25 Gennaio 2022

Il Gruppo N torna a Padova: indagini sul mondo della percezione

 

 

 

A cura di Barbara Luciana Cenere

Dalla psicologia all’arte, dall’arte alla psicologia

Le opere del Gruppo N all’interno della mostra “L’occhio in gioco” a Palazzo del Monte di Pietà a Padova, sono uno degli esempi più affascinanti di dialogo tra arte e psicologia che attraversa l’intero percorso espositivo. Del resto, la sezione “Il Gruppo N e la psicologia della percezione a Padova” curata dai docenti dell’Università di Padova, Guido Bartorelli, Andrea Bobbio, Giovanni Galfano e Massimo Grassi, indaga proprio la vicinanza e talvolta il carattere intercambiabile che lega le sperimentazioni scientifiche condotte dagli psicologi e le opere d’arte del collettivo d’avanguardia padovano.  

Il Gruppo N nasce a Padova nel 1960 dalla collaborazione tra Alberto Biasi, Ennio Chiggio, Toni Costa, Edoardo Landi e Manfredo Massironi.  Si tratta di uno dei nuclei trainanti di una tendenza internazionale di giovani artisti che ha incentrato la propria attività sulle ricerche visive vicine alla psicologia della percezione. La storia del gruppo si inserisce, infatti, in quella dell’arte cinetica, optical, programmata o gestaltica, legata – come spiega Gillo Dorfles – a “osservazioni di tipo psicologico” dove la tensione è rivolta all’azione del vedere, spesso esplicitata da trucchi percettivi che si traducono in opere e ambienti in grado di coinvolgere il fruitore. Il desiderio di operare muovendosi all’interno dei binari di una ricerca collettiva in grado di mettere in secondo piano l’individualità del singolo artista intreccia la storia del Gruppo N con quella di altri gruppi come – per citarne solo alcuni- il Gruppo Zero di Düsseldorf, il Gruppo T di Milano e il GRAV di Parigi. I componenti del gruppo, infatti, rinunciano alla propria autorialità firmando collettivamente le opere realizzate; i padovani sono soliti utilizzare un timbro con la lettera N, seguito talvolta dal nome dell’esecutore. Il contesto storico su cui questi giovani si muovono è quello effervescente del secondo dopoguerra dove i cambiamenti della società spingono gli artisti a rimodulare lo statuto dell’arte, non solo per quanto concerne i materiali utilizzati, spesso legati al mondo della galoppante industria, ma anche per una certa refrattarietà nei confronti del mercato a favore, come insegna il Bauhaus, del valore didattico.

Triangolo di Kanisza, pubblicato nel primo numero di “rivista di psicologia”, 1955

Le interferenze dello sguardo

Poco tempo dopo la sua formazione, il Gruppo N si dota di uno spazio espositivo: un appartamento in via San Pietro 3 a Padova dove, con forte senso di apertura nei confronti della cittadinanza, vengono realizzate mostre dedicate non solo alle loro opere ma anche alle ricerche sperimentali italiane e internazionali. Tra i tanti, vengono invitati ad esporre artisti come Bruno Munari, Dadamaino, Enzo Mari, GRAV e Gruppo T. La titolazione delle prime esposizioni tradisce un gusto decisamente Dada, basti pensare alla “Mostra Chiusa. Nessuno è invitato a intervenire” o alla “Mostra del Pane” dove le opere esposte mirano a sottolineare l’effimero della creazione artistica e delle sue brame individualistiche. Queste due sono seguite poi dalle “Mostre a Puntate” dove, a turno, vengono offerte al pubblico le opere dei componenti del collettivo.

Una personalità emblematica è senza dubbio Manfredo Massironi che, pur partendo come fondatore del Gruppo N, fa dei suoi interessi percettologici il proprio mestiere fino ad approdare alla carriera accademica. Otterrà infatti, dopo aver insegnato a Roma e Bologna, una cattedra come ordinario in Psicologia Generale a Verona. Ed è proprio alla dualità di questa figura che è affidato il compito di guidare il visitatore nella sezione della mostra dedicata principalmente alle ricerche del Gruppo N. Questa porzione si apre, non a caso, con il suo Momento n. 2 del 1959. A delineare la storia e la cronologia del collettivo, sono i principali momenti espositivi che hanno contraddistinto il periodo della loro attività artistica. Il visitatore ha modo di approcciare, sulla scia delle “Mostre a Puntate”, le prime opere realizzate dal Gruppo. Qui si entra in contatto con gli effetti ottici cui ogni componente ha fatto ricorso per indagare il processo della visione. Si tratta di operazioni perlopiù artigianali aventi un formato ridotto che riescono a creare interferenze e mutamenti in grado di generare un senso di instabilità percettiva. Basti pensare all’effetto moiré che abita le Trame e le Visioni Dinamiche di Biasi, alle Tensioni e le Interferenze di Chiggio, alla Strutturazione Ortogonale, alle diverse esplorazioni di Landi sulle texture e i margini percettivi, alle Dinamiche visive di Costa, e alle Strutture di Massironi. Il movimento all’interno di queste operazioni non è dato tanto dall’attivazione meccanica dell’opera, quanto piuttosto dall’azione fisica e visiva del visitatore che, muovendosi di fronte ad essa, ha la possibilità di percepire forme che sfuggono ad ogni tipo di fissità

Ennio L. Chiggio, Interferenza e rifrazione luminosa 1>4, 1961
Manfredo Massironi, Struttura a quadrati, 1963

Epilogo: da Milano a Venezia

Un affondo storico, al quale la mostra “L’occhio in gioco” dedica una sala, è quello riservato alla mostra “Arte Programmata”, curata da Bruno Munari e Giorgio Savi e svoltasi nel 1962 presso il negozio Olivetti in Galleria Vittorio Emanuele a Milano. In quest’occasione il Gruppo N espone i propri lavori, assieme a quelli del Gruppo T, dello stesso Munari e di Enzo Mari. Il percorso della mostra di Palazzo del Monte si conclude poi con l’epilogo della storia del collettivo padovano. L’ultima sezione presenta infatti la ricostruzione dello spazio espositivo, sito nel Padiglione Centrale dei Giardini, che aveva ospitato le opere in occasione della Biennale di Venezia del 1964. Ad abitare questa sala sono opere, per citarne solo alcune, come Strutturazione Cinetica, Dinamica Visuale, Rilievo Ottico Dinamico e Light Prisms. L’invito alla Biennale viene accolto dai ragazzi dell’enne con estremo entusiasmo, sulla scia della vittoria conseguita l’anno prima alla Biennale di San Marino. Purtroppo, le aspettative vengono presto smorzate dalla potenza sfolgorante delle immagini della Pop Art americana; il Leone d’Oro, quell’anno, viene vinto da Robert Rauschenberg. La delusione che ne consegue è tra i fattori che porta allo scioglimento del Gruppo N; i componenti da questo momento proseguiranno le proprie carriere individualmente.

Opere del gruppo N alla XXXII ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE, VENEZIA, 1964
courtesy Archivio storico della biennale di venezia
Foto Giacomelli
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